THERE IS ALWAYS HOPE

THERE IS ALWAYS HOPE
"Prendete una sedia e sistematevi sull'orlo del precipizio: solo allora potrà avere inizio la storia che voglio raccontarvi"
Francis Scott Fitzgerald

lunedì 15 ottobre 2007

VIOLA e SKILOS

Il silenzio fasullo del bosco veniva interrotto dall'abbaiare continuo del suo cane. Skilos. Come spesso capitava di domenica, aveva deciso di regalarsi un pomeriggio di camminata nel bosco. Un regalo che non era solo per lei ma anche per il suo cane. Un regalocome segno di riconoscimento. Un dono che premiava la lunga amicizia tra i due. Le riempiva il cuore vederlo correre alla ricerca di odori lungo soffici tappeti gialli e rossi, così come sorrideva quando con la coda dell'occhio, vedeva nascosto il muso sale e pepe del suo meticcio sotto voluminosi strati di foglie rumorose. Il rumore veniva provocato dallo scodinzolio del cane. In quella posizione Skilos, convinto di non essere visto era pronto per lanciarsi in un agguato giocoso verso la sua padrona. La passeggiata nel bosco era un gioco. Era dedicare del tempo a se stessi. Voleva dire ritrovarsi dopo una lunga settimana metropolitana. Quel pomeriggio però erano usciti più tardi rispetto al loro solito orario. Un orario che le permetteva di stare in giro almeno due ore fino al tramontare del sole e che le consentiva poi di ripartire per la città senza il rischio di ritrovarsi bloccata in interminabili code sulla strada del ritorno. Come sempre Viola e Skilos si inoltrarono lungo il solito sentiero. Un percorso dal profumo umido di muschio e funghi, innumerevoli castagni e giganti querce circondate da tanti piccoli ciclamini e grosse felci. Lei quel bosco lo conosceva bene. In quel bosco aveva passato la sua infanzia, era andata alla ricerca di serpentelli con gli amici di allora, aveva raccolto violette e ciclamini insieme alla madre, cercato castagne con gli anziani del paese e fatto innumerevoli passeggiate con il suo ultimo fidanzato. L'uomo di cui lei era innamorata. L'uomo che l'aveva lasciata. Era da due ore che camminava, da due ore che pensava e rimuginava. Piano piano sentiva crescere dentro di se un irrequietezza immotivata. Ricordando tutte le sensazioni che quel posto racchiudeva, di colpo si fermò. Di impsovviso si rese conto che già da tempo aveva abbandonato la strada da lei conosciuta. In quel momento stava percorrendo un sentiero nuovo che si snodava lungo un'altra zona del bosco che come un abbraccio cingeva il monte Ilice. Era già calato il crepuscolo e Ora quel bosco le sembrava solitario e diverso. Lei per la prima volta si sentiva estranea in quell'area e non capiva se in verità si fosse persa o voleva perdersi. Più avanti a circa 20metri più in la rispetto a lei Skilos abbaiava nervosamente. Lei lo chiamò ma lui non le diede neanche uno sguardo,continuava ad abbaiare. Tutto in lei si fermò, sentiva solo il cuore improvvisamente battere forte. Di colpo la sua mente le fece una domanda :” Hai paura?” No!Non aveva paura, ma Voleva piangere, voleva sedersi a Terra e piangere. Aveva perso il controllo voleva tornare a casa e non capiva più come arrivarci e dove lei fosse. Si guardò intorno, cercò di aprire gli occhi il più possibile per trovare in quella penombra dei punti di riferimento nella vallata. Skilos continuava ad abbaiare e lei si diresse verso di lui. Fu lì che la incontrò, chinata con la mano destra tesa verso il suo cane. Era una signora di età indefinibile, poteva avere 30 come 60 anni, ed era vestita in maniera assolutamente anonima. Le si avvicinò con aria del tutto naturale e con la naturalezza che mostra il padrone di casa con un gradito ospite, le rivolse la parola. Si presentò: disse di chiamarsi Silvana, sottolineando che il suo nome aveva la stessa radice latina che significa "Bosco, selva", come il bosco che le stava facendo incontrare. La ragazza notò che la donna aveva un piccolo mazzo di fiori. Anche Viola si presentò e mentre le chiedeva come far a tornare sul sentiero del ritorno, Silvana non curante della domanda riprese a raccogliere un fiore da terra, poi un po più in la un ramo da un albero, e poi un altro fiore allontanandosi piano piano da Viola che rimase ferma ad osservarla. Non sapeva cosa fare, il cane si era calmato e sembrava quasi incitare la sua padrona a seguire la donna con il mazzo di fiori. Ormai si era fatto buio. Camminarono senza mai rivolgersi la parola. Silvana avanti e Viola e Skilos dietro. La ragazza sentiva uno strano dolore nella pancia desiderava essere a casa, desiderava non essere mai uscita. Si chiedeva perché mai stava vivendo quella sensazione di perdizione e spaesamento. Si fermò, le lacrime con violenza iniziarono ad uscire. Silvana non si voltò, Il mazzo le scivolò dalle mani e cadde a terra. Tesa, ferma, pareva avere raccolto su di sé tutto il dolore dei pensieri di Viola. Le chiese perché piangeva e si disperava. D'impulso le parole uscivano in autonomia. Rispose che non era felice da tanto tempo, anche se non le mancava niente. Dopo un breve silenzio la donna del bosco si girò e le disse che aveva perso la felicità,
perchè le era stato negato il dono della libertà.
Nella mente di Viola ora c'era solo confusione, caos.
Perchè quella donna che non conosceva le diceva tutto ciò,
chi era?cosa voleva? come si permetteva?

Si guardarono, Viola sentiva lo sguardo di Silvana penetrare il suo. Si sentiva a disagio, ma stava lì ferma, immobile. Inaspettatamente la donna dall'età indefinibile raccolse i suoi fiori da terra, sorrise quasi come per salutare e scappò via lungo il sentiero davanti a loro. Tutto fu così rapido che Viola e il suo cane la inseguirono ma l'Abitatrice delle Selve era scomparsa.

Skilos riprese ad abbaiare, erano all'inizio della strada che porta al paese.



2 commenti:

Anonimo ha detto...

Brava! Mi è piaciuto molto la scelta del rappresentazione del bosco come persona!

CT ha detto...

Intanto ggrrrazzzie... ora sta nel scoprire cosa ne pensa Chicca. Da quello che dici sembra che forse ho azzeccato il tema.
Io ho letto il tuo è un altro modo di perdersi! mi è piaciuto.
T