THERE IS ALWAYS HOPE

THERE IS ALWAYS HOPE
"Prendete una sedia e sistematevi sull'orlo del precipizio: solo allora potrà avere inizio la storia che voglio raccontarvi"
Francis Scott Fitzgerald

lunedì 31 marzo 2008

poche parole

potrei anche raccoglierli ma...

c'era vento freddo, pioggia e neve...
poche parole


venerdì 28 marzo 2008

L'INSOSTENIBILE....

L'INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELL'ESSERE... umano

mercoledì 26 marzo 2008

IL CORPO

“il corpo
è paragonabile ad una frase
che vi inviti a disarticolarla affinché,
attraverso una serie infinita di anagrammi,
si ricompongano i suoi contenuti veri.”
Hans Bellmer

martedì 18 marzo 2008

FIORI DI LIQURIZIA


Domani Lui parte...
prende la nave
attraverserà il mare
per approdare sulla
sua Isola di granito.

Lui ( e lei lo sa) in realtà
di granito non è proprio...


- Me li raccogli i
"Fiori alla liquirizia"?

- se li trovo...

Li troverà?


Certo che li troverà,li guarderà, li annuserà
e poi, starà li a pensare...


Li colgo?
lei me lo ha chiesto...

Eccolo li fermo,immobile a guardarli, la tentazione è forte
potrei anche raccoglierli ma...
si accenderà la sua sigaretta, anzi no, il suo sigaro, il vento lo accarezzerà e lui guarderà il mare.
Non c'è altro da fare.
Il fumo agre e piccante del sigaro uscirà dalla sua bocca, le sue labbra sanno di tabacco.
Il suo sguardo è fisso, i suoi pensieri fluidi, la sua vita, il suo lavoro,i suoi affetti passeranno tutti davanti ai suoi occhi come un ballo tipico del luogo e lui non capisce più su che cosa deve mettere a fuoco il suo sguardo.
Tutto è troppo intenso.
Come si torna a vivere e a vivere ogni momento con il desiderio di esserci.
Credere in cosa?
E' tutto un equilibrio sopra la follia.
Cammina sicuro sugli scogli...
camminare camminare camminare
intanto i fiori lo guardano e il suo cuore è veloce.
In questo momento niente lo ferma.
E' il suo istante, racchiuso in se stesso alla scoperta delle sue nuove emozioni e pianti. La sua Terra lo riscalda e ricarica.
Piano piano si ritroverà, ne è sicura.
potrei anche raccoglierli ma...

domenica 16 marzo 2008

CALMA PIATTA

Ancora non è tornato... e io penso penso penso...

adesso sto scoltando questo... UN UOMO CHE TI AMA(battisti)
colonna sonora dei miei desideri..


Nessuna inquietudine, nessuna incertezza, nemmeno un volgersi indietro a confrontare esperienze passate, rancori lontani, paure di altri giorni; soltando andare avanti guadagnando più strada possibile finchè c'è il sole alto nel cielo. La sera allungherà presto le sue ombre,allora si dovrà riguardare la strada percorsa per rendere meno faticoso il cammino che oggi invece prosegue veloce con la certezza di arrivare alla meta.

Ah,

donna tu sei mia.
E quando dico mia
dico che non vai più via.
È meglio che rimani qui
a far l'amore insieme a me.
È meglio un uomo solo
per tutti, anche per te,
un uomo che ti ama.
È meglio che rimani qui
a far l'amore insieme a me.
È meglio un uomo solo
per tutti anche per te,
un uomo che ti ama.
La tenerezza prende
Il posto dell'amore...oh no!
E l'emozione il sopravvento
sulla ragione... oh no!
E' in questa confusione
tu sei smarrita
E dando a tutti niente
E non riesci più a capir nemmeno
di chi sei innamorata.
Ah
Donna tu sei mia


sabato 8 marzo 2008

Io sono a Milano

Giornate intense, qualcuna stancante....
nuovi incontri o forse riincontri che in qualche modo "rasserenano".
Sensazioni che si affollano e si mettono in fila per essere le prime ad affiorare.
Troppe , troppissime per una mente e un corpo solo.
"vuoi riprovare a stare insieme?"
"NO!"
Pensandoci...

Si! sono proprio loro che mi stancano.
Tenere tutto così sotto controllo toglie così tante energie.
La giornata oggi è grigia è tornato il freddo.
L'uomo che mi corteggia è partito.

Paradossalmente è in Sardegna... ironia della sorte.
Io sono a Milano,
ma la mia testa è altrove,
cerca posti fantastici e mari azzurri dove trovare le mie decisioni e totale serenità.

Mi hanno scritto dall'India
Mi danno ulteriori informazioni sul centro dove andrò a stare per tre settimane (speriamo!).

Agosto è lontano,
ma visto che il tempo passa e i giorni si consumano come legna da ardere,
credo che la mia meta non sia poi così lontana...
più che altro è
il modo in cui ci si arriva che è preoccupante.

Basteranno tre settimane per cancellare il peso di un anno?

venerdì 7 marzo 2008

Ingrid Betancourt

Ingrid Betancourt è da oltre sei anni ostaggio nella giungla colombiana, in condizioni difficilissime. Tutti i tentativi di arrivare alla sua liberazione sono finora falliti.

“Mamma morirà presto se non agiamo. Abbiamo poco tempo, è una questione urgente. Dobbiamo agire subito”: queste le drammatiche parole di Lorenzo Delloye-Betancourt, intervistato al Tg1 da Gianni Riotta il 27 febbraio 2008.

Ingrid Betancourt è stata deputato e poi senatore in Colombia, dove conduce una lotta incessante e coraggiosa contro la corruzione e i narcotrafficanti. È stata rapita dalle FARC (le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia) il 22 febbraio 2002, quando era candidata alla presidenza della Repubblica.



Da Lettera dall’inferno a mia madre e ai miei figli di Ingrid Betancourt

Da Lettera dall’inferno a mia madre e ai miei figli di Ingrid Betancourt (Garzanti Libri)

Giungla colombiana

mercoledì 24 ottobre

ore 8 e 34

in un mattino piovoso, come la mia anima

Mia piccola mamma cara e adorata,

ogni giorno mi alzo e ringrazio Dio perché ho te. Ogni giorno apro gli occhi alle 4 e mi preparo, in modo da essere ben sveglia quando ascolterò i messaggi della trasmissione La carrilera de las 5. Ascoltare la tua voce, sentire il tuo amore, la tua tenerezza, la tua fiducia, il tuo impegno per non lasciarmi sola, ecco la mia speranza quotidiana. Ogni giorno chiedo a Dio di benedirti, di proteggerti e di consentirmi in futuro di restituirti tutto questo, di trattarti come una regina, accanto a me, perché non sopporto l’idea di trovarmi di nuovo lontana da te.

Qui la giungla è molto fitta, i raggi del sole vi penetrano a fatica. Ma è soprattutto un deserto di affetti, di solidarietà, di tenerezza, ed è per questo che la tua voce è il cordone ombelicale che mi lega alla vita. Sogno di abbracciarti così forte da rimanere incrostata a te. Sogno di poterti dire: «Mamma, mamita, non piangerai mai più per me, né in questa vita e neppure nell’altra». Ho chiesto a Dio che mi consenta un giorno di provarti tutto quello che tu significhi per me, di poterti proteggere e di non lasciarti mai più sola, nemmeno un secondo. Nei miei progetti di vita, se un giorno ritroverò la Libertà, mamita, voglio che tu pensi di vivere con noi, o con me. Mai più messaggi, mai più telefonate, mai più distanza, nemmeno un metro ci deve separare, perché io so che tutti quanti possono vivere senza di me, ma non tu. Mi nutro ogni giorno della speranza che staremo insieme, e vedremo che Dio ci mostrerà la strada e ci organizzeremo. Ma la prima cosa che ti voglio dire è che senza di te non sarei riuscita a resistere fino a ora. (…)

Mamita, sono stanca, stanca di soffrire. Sono stata, ho cercato di essere forte. Questi sei (quasi) anni di prigionia mi hanno dimostrato che sono meno coraggiosa, intelligente e forte di quel che pensavo. Ho combattuto molte battaglie, ho cercato di scappare più di una volta, ho cercato di conservare la speranza così come si tiene la testa sopra il pelo dell’acqua. Ma oggi, mamita, mi sento sconfitta. Vorrei pensare che un giorno uscirò di qui, ma mi rendo conto che quello che è successo ai deputati, e che mi ha fatto molto soffrire, può capitare anche a me, in qualunque momento. Credo che sarebbe un sollievo per tutti. (…)

Mamita, per me è un momento molto duro. All’improvviso, vogliono delle prove della mia esistenza e così ti scrivo, la mia anima sospesa su questo foglio. Fisicamente, sto male. Non mangio più, mi manca l’appetito, perdo molti capelli. Non ho voglia di niente. Credo che l’unica cosa positiva sia questa: non aver voglia di niente. Perché qui, in questa giungla, l’unica risposta è: «No». Allora è meglio non desiderare nulla, per restare almeno libera dai desideri. Sono tre anni che chiedo un dizionario enciclopedico per avere qualcosa da leggere, per imparare qualcosa, per mantenere viva la curiosità intellettuale. Continuo a sperare che me ne procurino uno, magari solo per compassione, ma è meglio non pensarci. Qui, qualunque cosa è un miracolo. (…)

Qui la vita non è vita, è solo un lugubre spreco di tempo. Vivo o sopravvivo, su un’amaca tesa tra due pali, ricoperta da una zanzariera e da una tenda che fa da tetto e mi lascia pensare che ho una casa. Ho una tavoletta su cui metto le mie cose, cioè il mio zaino con i miei abiti e la Bibbia, che è il mio unico lusso. È tutto pronto, così possiamo partire di corsa. Qui niente è di qualcuno, niente dura, l’unica costante sono l’incertezza e la precarietà. In qualunque momento, possono dare l’ordine di fare i bagagli, e ciascuno di noi deve dormire in fondo a qualunque buco, sdraiandosi ovunque, come gli animali. Per me sono momenti particolarmente difficili. Le mie mani diventano madide, il mio spirito si annebbia, finisco per fare qualunque cosa due volte più lenta del solito. Le marce sono un calvario, perché il mio equipaggiamento è molto pesante e riesco a portarlo a malapena. A volte i guerrilleros si prendono alcune delle mie cose per alleggerire il peso, ma mi lasciano «il vasellame», cioè quello che ci serve per lavarci e che pesa di più. È tutto così stressante, perdo le mie cose o me le confiscano, come i jeans che Mélanie mi aveva regalo per Natale, quelli che avevo addosso quando mi hanno presa. Non li ho più visti. L’unica cosa che sono riuscita a salvare è la giacca, ed è stata una benedizione, perché le notti sono gelide e non avevo nient’altro per proteggermi dal freddo. Prima, mi piaceva moltissimo fare il bagno nel fiume. Siccome sono l’unica donna del gruppo, ci devo andare quasi tutta vestita: calzoncini, camicia, stivali! Come le nostre nonne di una volta. Prima mi piaceva nuotare nel fiume, ma adesso non ho nemmeno più il fiato per farlo. Sono fiacca, freddolosa, sembro un gatto davanti all’acqua. Io che amavo l’acqua così tanto, non mi riconosco più. Durante la giornata avevo l’abitudine di fare un paio d’ore di ginnastica, a volte tre. Avevo inventato un attrezzo, una specie di banchetto fatto con dei rami, che avevo battezzato «step», pensando agli esercizi della palestra: l’idea era di salire e scendere, come se fosse stato uno scalino. Aveva un pregio, non occupava molto spazio. Perché a volte i campi sono così piccoli che prigionieri si trovano in pratica gli uni sugli altri. Ma da quando hanno diviso i gruppi, non ho né la voglia né l’energia di fare niente. Faccio qualche stiramento, perché lo stress mi blocca il collo, che mi fa molto male. Con gli stiramenti, lo split e tutto il resto, a volte riesco a rilassare un po’ il collo. Ecco tutte le mie attività, mamita. Faccio di tutto per restare silenziosa, parlo il meno possibile per evitare problemi. La presenza di una donna in un gruppo di uomini che sono prigionieri da otto o dieci anni è un problema. Ascolto rfi e la bbc, scrivo molto poco perché i quaderni si accumulano e trasportarli è un’autentica tortura: ho dovuto bruciarne almeno quattro. Inoltre, quando ci sono le ispezioni, ci prendono le cose a cui teniamo di più. Una tua lettera, che era riuscita a raggiungermi, mi è stata sequestrata dopo l’ultima prova di esistenza in vita, nel 2003. I disegni di Anastasia e di Stanis, le foto di Méla e Loli, lo scapolare di papà, un programma di governo in 190 punti che avevo annotato nel corso degli anni: mi hanno preso tutto. Ogni giorno mi resta un po’ meno di me stessa.

Ingrid Betancourt

www.betancourt.info

L'UNICA COSA VERA....


L'UNICA COSA VERA....
è ANDARE AVANTI,
NON GUARDARE PIù IN DIETRO.
NON C'è PIù BISOGNO DI VOLTARSI
ALCUNE PICCOLE COSE SON STATE CHIARITE.
PER IL MOMENTO VA BENE COSì.

martedì 4 marzo 2008

IN QUESTI GIORNI...

Episodi spiacevoli mi hanno messo leggermente kO.

L'arrivismo e la paura di ammettere i propri errori o semplcemente l'incapacità di mettersi in discussione, danno la "possibilità" ad alcune persone di oltrepassare il limite dell'educazione.
In questi giorni mi è successo questo, purtoppo ho dovuto confrontarmi con una persona di tali maniere.
La rabbia nei suoi occhi era tagliente e ingovernabile, le sue parole, lame affilate che penetravo nella mia carne e nelle molli pieghe del mio cervello. Mi ha portato solo a difendermi senza capire bene il perchè di un attacco così assurdo. Insulti che che oltrepassavano la mia professionalità, andavano a mirare la mia persona. Il lavoro era finito, tutto ok, montato in meno giorni previsti. Mancava soltanto l'audio definitivo e l'audio inglese di due clip in un montato di 15 minuti.
Tutto è iniziato giovedì con parole come:" tu sei un semplice tecnico e io colei che cura forma e contenuto.
Lì dove c'è l'errore tecnico non è di mia competenza... quindi è colpa tua!" Il mio errore era di non sapere, perchè non ci è mai stato comunicato, come "spacchettare" l'audio in dolby. I primi insulti son volati e i primi richiami per lei sono arrivati: "Ok, ma non ti puoi fermare al fatto tecnico... la logica di questo posto è quello di risolvere i problemi quando ce ne sono e di collaborare alla riuscita del prodotto".

L'esser stata ripresa per un piccolo errore di "entrambe" l'ha mandata su tutte le furie.
Probabilmente, poteva anche avere "in parte ragione" sottolineandomi una mia dimenticanza (ma errare è umano anche se in realtà non è proprio mio l'errore,ma sorvolo).
Le sue modalità verbali e comportamentali l'hanno però inesorabilmente portata dalla parte del torto comportandosi lei da GRAN CIALTRONA, scadendo in quella mancanza di professionalità che tanto mi inputava. Il nostro urlante e scalpitante litigio si è svolto definitivamente venerdì (giorno in cui dovevo essere contenta per la proiezione di Pietre di Fuoco). In pochi minuti è stata proclamata la dichiarazione di entrambe di non volere più lavorare insieme. Il finale è stato di fuoco, la maleducata è stata buttata fuori dalla sala di montaggio da parte mia e visto che sosteneva che anche altri si lamentavano di me, l'ho obbligata a cercare con me la verità nei nostri colleghi.
Si è "rifiutata" dicendomi che dovevo farmi solo un esame di coscienza, ma in realtà data la mia incazzatura le è andata anche bene visto che era ora di pranzo.
Si è evitata un ulteriore figura di merda!
Io non ho proprio voglia di lavorare con persone del genere che credono di essere principesse e invece son le prime cafone e maleducate.

La cosa più triste è stato considerare con delusione e dispiacere, di aver dato la mia fiducia in questi mesi a questa persona che lavora con noi non da tanto, senza aver capito realmente di che sostanza ella fosse. Non proprio amiche ma, una persona con cui chiaccherare e ridere ogni tanto e con cui instaurare un rapposrto d'amicizia in futuro.
Di sicuro ciò non avverrà più.
Lei non mi saluta io neanche. La sua presunzione di sicuro non la porterà a chiedermi scusa per le sue assurde modalità, e io di certo, per la prima volta non mi metto a capire il perchè' una persona possa comportasi in tale maniera. L'educazione o la si possiede o non la si impara facilmete.
Un ulteriore lezione che mi porta ancora di più a modificare il mio modo di essere.

In più di dieci anni di lavoro, NON MI è Mai CAPITATA UNA COSA DEL GENERE.
Io ho lo schifo!