THERE IS ALWAYS HOPE

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"Prendete una sedia e sistematevi sull'orlo del precipizio: solo allora potrà avere inizio la storia che voglio raccontarvi"
Francis Scott Fitzgerald

mercoledì 3 ottobre 2007

TANTI BACI SENZA UN PERCHè

Tanti baci senza un perchè
di Stefania Rossini

Studenti a scuola. Amici nei bar. Politici a congresso. Tutti con tutti. Il gesto dilaga sempre più. Come fermarlo?
Nicolas Sarkozy e Angela MerkelLa foto di Nicolas
Sarkozy che porge la guancia al bacio di Angela Merkel, palesemente rapita dal piglio maschio
del francese, racconta più di un idillio politico, peraltro pericolante. Sembra il manifesto di una tendenza allo sbaciucchio che non travolge soltanto politici in cerca di intese, ma si diffonde a macchia d'olio negli usi e costumi di noi tutti.Fateci caso. Basta passare davanti a un liceo di mattina, al momento dell'ingresso: ragazze e ragazzi, che non si vedono da meno di 24 ore, sono lì a baciarsi in una serie di saluti incrociati per classi di età e gruppetti di appartenenza. Basta trovarsi a cena in casa di amici e conversare senza impegno con ospiti sconosciuti: di lì a poco vi baceranno, e voi li bacerete, chiedendovi quasi sempre perché lo fate. Ma lo fate. Basta partecipare a una qualsiasi manifestazione pubblica e l'oratore, o leader o autore di libro che sia, non avrà avuto successo se in conclusione non sarà baciato dai presenti allineati in fila indiana. Basta persino incontrare un conoscente per strada, scambiare due notizie sul tempo, e sembrerà a entrambi impossibile lasciarsi senza il bacio di commiato. Non si sfugge più alla guancia umidiccia, al colpetto sulla spalla, al buffetto di intesa. Tranne pochi scontrosi resistenti, gli italiani oggi si baciano affratellandosi senza affetto in questo moderno, e ormai ovvio, cerimoniale. Ultimamente Pietro Citati notava come il dilagare del 'tu' indifferenziato, confidenza che pretende di esprimere l'epoca dell'amicizia universale, riveli in realtà la fine di ogni rapporto personale. Se è così per il 'tu', che ha sostituito quel cauto 'lei' capace di misurare distanza e diversità, figuriamoci per il bacio. Nato nella notte dei tempi nel segno di una carnale intimità (pare che le nostre antenate praticassero lo svezzamento bocca a bocca, come gli uccelli) era rimasto patrimonio dell'eros e dell'arcaica soddisfazione orale. Ora rivive sotto il segno del rito sociale tra semiestranei, quasi a negare il profondo disinteresse reciproco.
Quando, nel 1979, il leader sovietico
Leonid Breznev unì ad occhi chiusi le proprie labbra a quelle del premier della Germania orientale Erich Honecker, la foto fece il giro del mondo e segnò l'inizio di un epoca. Poco interessava che il bacio sulle guance e sulla bocca fosse una tradizione dell'Est europeo: quei due uomini, veri e duri per statuto ideologico, che si baciavano con ambiguità, dettero il segnale di uno smottamento simbolico. Non sarà un caso se a partire da allora nel mondo politico di ogni colore ci si bacia e ribacia come se si stesse sempre a una festa di matrimonio. La tentazione del riserbo non assale, per esempio, Walter Veltroni e Francesco Rutelli che ci fanno sopra pure le moine. Quando un anno fa visitarono insieme la Domus Aurea fermandosi davanti al 'mosaico della vendemmia'( uomini nudi a grandezza naturale che pigiano l'uva) sussurrarono ai giornalisti: "Ci siamo baciati, ma non ditelo alle nostre mogli". Niente di male, tutto fa audience politica, ma ce lo vedete Togliatti che sbaciucchia De Gasperi o Moro che si strofina a Berlinguer? Neanche i passaggi di consegne istituzionali sono ormai esenti dal bacio obbligato. Valgano per tutti Casini che non lascia la Camera prima del dovuto guancia a guancia con Bertinotti o Napolitano che al giuramento del governo Prodi bacia, chissà perché, solo Emma Bonino.Negli eventi e nelle feste della politica, come nelle campagne elettorali, lo sbaciucchio ha comunque stravinto sui vecchi gesti virili di saluto, pugno chiuso compreso. "Dammi un bacio segretario" hanno gridato in molti a Fassino con gli occhi lucidi, il giorno del suo addio, a chiusura dell'ultima Festa dell'Unità. E si sono messi in fila ad aspettare il turno, prima i dirigenti, poi se c'è tempo un bacio a tutti. Alle donne pubbliche, che sommano la presunta baciabilità femminile alla notorietà, va persino peggio. Quando sembrava che toccasse a lei l'investitura da leader dei democratici, Anna Finocchiaro fu travolta al congresso di Firenze dal bacio di massa di militanti femmine a cui si apriva finalmente il pertugio del potere (come si è visto, subito richiuso d'ufficio). Rosy Bindi, che si è presa da sola l'investitura da candidata, ha invece affinato in campagna elettorale una tecnica di salvataggio: se riesce a schivare l'assalto del primo bacio, il secondo non osa, ed è fatta.
Ma sul bacio politico Berlusconi ha fatto scuola durevole, mostrando come si dimostrino mediaticamente utili le affettuosità sia con gli amici premier, da Putin a Bush, sia con i sodali italiani. Lo batte in quantità soltanto Salvatore Cuffaro, presidente della regione Sicilia, non a caso detto vasa vasa. Cuffaro bacia tutti, centinaia di baci a centinaia di estranei, ogni giorno, da una vita. E lo teorizza pure. Nel libro 'Il coraggio della politica' scrive: "Il bacio è simbolo di una capacità di umanizzare la politica che non si lascia assorbire da nessun formalismo e dalla differenza dei suoli sociali". Un'arma elettorale insomma, ma anche un modo sicuro per neutralizzare l'infortunio, se tra migliaia di baci ce ne scappasse uno sospetto (Andreotti docet). Altro caposcuola e responsabile del bacio a tutti i costi è Roberto Benigni, ma i suoi sono colpi di teatro a scapito dell'inerme di turno: spiazzano invece di compiacere e sono difficili da imitare. Il bacio socialmente vincente è quello dell'incontro fugace di guance, solo raramente reso più intenso dal sonoro o dall'umido. È la trasposizione corporale dei tvb (ti voglio bene) dei messaggini telefonici degli adolescenti, ormai chiusura obbligata di comunicazioni anche tra molti adulti. È il contrario del rapporto, dicono gli psicologi: il contatto virtuale al posto dell'incontro reale. C'è una sola categoria ancora indenne dal trionfante e asettico saluto. È quella degli irriducibili del baciamano, come Francesco Cossiga, Luca di Montezemolo, Maurizio Gasparri o Tony Renis. Forse conviene imitarli, cercando magari di non incorrere nell'infortunio di Rocco Bottiglione che a forza di baciare mani di madame e madamine nella sua intensa (e sfortunata) campagna a candidato sindaco di Torino, pare abbia baciato con trasporto anche la mano tesa di un transessuale. Per tutti gli altri c'è un'unica via d'uscita. Quando è in arrivo l'interlocutore col bacio già dipinto sulle labbra, bisognerebbe stendere il braccio rigido e ingiuntivo imponendo la vecchia stretta di mano. Ma si passerebbe per inibiti, per fobici, per asociali. Cioè per persone normali.

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