THERE IS ALWAYS HOPE

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"Prendete una sedia e sistematevi sull'orlo del precipizio: solo allora potrà avere inizio la storia che voglio raccontarvi"
Francis Scott Fitzgerald

martedì 13 novembre 2007

CAFFè TORTONI 1°parte

Cafè Tortoni, interno art decò.

Rumori di sottofondo, bicchieri , piatti ,voci, musica di fisarmonica.


Ha gli occhi chiusi, e mentre suona, vede con chiarezza le sue dita scivolare sulla pelle ambrata di lei. Sono uniti da uno stretto abbraccio. Il suo profumo caldo e divino è un misto di limone e legno di cedro.

Ballano insieme. Guancia a guancia. I due bacini si toccano, uno è spigoloso l'altro procace. Le loro gambe si muovono e si intrecciano con elegante sensualità.

Sente legato alla sua gamba, il muscolo affusolato e forte della gamba di lei. L'inguine è teso. Il vestito nero, ingenuamente gli fa intravedere la piccola fossetta alla radice della coscia dove gli piace tanto appoggiare la sua lingua.

La stringe ancora di più. Sotto il suo palmo destro, ondeggia la linea della spina dorsale della sua donna.

La musica parla e i loro sguardi suonano.



Il bar, trasformato in una milonga, è lungo e stretto.

Tanto lungo e stretto da sembrare un ponte che collega l’universo della strada alle note della fisarmonica di Pepe.


E' una serata calda.

All'interno del Café Tortoni l'aria è solleticata solo dalle pale del ventilatore appeso al soffitto. Ci sono poche persone.

Dietro di lui c'è un tavolo con tre ragazzi che bevono birra.

Non li vede, li sente solo ridere. Forse sono studenti.

Accanto al tavolo goliardico, una donna sola dai capelli lunghi e neri legge un libro accompagnata da un bicchiere di vino rosso. L'ha notata quando è arrivata.

E' stato colpito dal suo modo di camminare.

Un andamento morbido e sinuoso che si appoggiava come pennellate di giallo, sulle note della fisarmonica di Pepe.

Non è la prima volta che la vede all'interno del Tortoni.

Al bancone, Gianni il barista che nel profondo del suo io crede si essere un gentleman, parla con due donne. Offre loro, senza neanche che le due pronuncino i propri desideri alcolici, un paio bicchieri di vino bianco.

La femmina a sinistra, quella più civettuola, è giunonica.

Il suo abito rosso senza spalline, sottolinea, più di ogni altra cosa il suo prosperoso decoltè.

E’ evidente che conosce Gianni da tempo. Hanno molta confidenza. Si piacciono, ce l’hanno scritto in fronte: Tu mi piaci.

Ma lei, nel suo modo di corteggiare, espone più le modalità maschili che quelle femminili.

Il musico, osservando tra un la e un do il match tra i due, trova che lei sia troppo diretta. Lo stuzzica ad una velocità talmente sostenuta che Gianni non ha neanche il tempo di pensare ad una risposta adeguata.

Allora quand’è che mi porti fuori a cena?”

Mah!…Quando vuoi…”

Parole pronunciate, che rimbalzano come una palla pazza sul seno della donna.

Quando voglio? Che vuol dire quando voglio? Ti sto chiedendo quando usciamo e tu cosa rispondi? Quando vuoi!”

Pepe non l’ha mai vista. I suoi seni sono talmente grandi e forti che se li sarebbe ricordati.

L’amica, invece è appoggiata al bancone, il suo braccio destro le sorregge la testa.

E’ tremendamente annoiata, il suo sguardo per niente divertito segue con relativa attenzione questo incontro di scherma verbale. Rari sono gli affondi.

Sorseggia il suo vino e con gli occhi fa l’inventario di ogni cosa e persona all’interno del cafè. Si guarda riflessa allo specchio


Pepe sorride, pensa che anche lui fa parte, a modo suo, di questo microcosmo e di questa schiera di personaggi che giorno dopo giorno popola il Cafè.

Ogni sera lui è lì, con la sua fisarmonica ed il suo wisky e, come Pepe che nel cafè aspetta qualcuno che lo ascolti suonare, anche gli altri attendono sempre qualcosa. Un amore, una chiacchera, un treno, un appuntamento, la fortuna, i tempi giusti, l'età giusta, la grande occasione. C'è sempre un motivo per aspettare qualcosa o qualcuno all'interno di un bar..


Pepe suda, e le sue dita umide scorrono ancora più facilmente sui tasti d'avorio del suo strumento. La sua mano sinistra come di consuetudine, con delicata decisione, fa vibrare gli accordi maggiori e le note più basse. La destra invece accarezza con bramosia i tasti bianchi e neri.

La scatola magica anche questa sera respira.

Inspira ed espira. Inspira ed espira e Pepe con lei.

Ad ogni nota i polmoni si dilatano.

Ogni boccata d'aria all'interno del mantice è vibrante eccitazione.

Chiude gli occhi e gode. La sua musica è l'espressione dei suoi sentimenti tormentati o felici che siano.


Pepe è un uomo di quarantotto anni dai capelli brizzolati e ricci.

Le sue dita sono lunghe e affusolate come le mani in uno degli autoritratti di Egon Schiele. Nodose, con le unghie corte e decorate da liniette che le rendono leggermente ruvide. All'anulare sinistro porta un anello dalla montatura antica e quadrata.

Sulla corniola incastonata c'è inciso il profilo di un guerriero.

Scegli quello che ti piace di più, ti voglio regalare un anello.”

Non lo leva mai, anzi di tanto in tanto sollevando l'indice e il medio, lo accarezza con il pollice come se stesse toccando la donna che glielo ha regalato.

I suoi occhi sono gialli e trasparenti come il miele, brillano alla luce del sole e quando ride si chiudono a fessura accentuando le tre pieghe intorno.

Ride con gli occhi.


Ad osservarlo suonare, in silenzio, c'è Maria.

E' la sua donna, ma non perché lui l'abbia scelta, ma è lei che, come una dea, da mesi lo ha voluto.

Pepe è un musicista e l'unica cosa per cui perde la testa è la sua passione.

Ciò che seleziona con accurata sensualità sono le sue fisarmoniche.

Ne possiede tre e ad ognuno di essa tocca suonare un umore diverso.


Questa sera a sillabare i suoni di Pepe è una Bandoneon Stradivarius del 1950, nera con decorazioni esagonali bianche, dipinte a mano.


Maria Lo sa. Guarda gelosa lo strumento maliardo. Desidera che lui suoni per lei. così come desidera che qualcun altro suoni per loro un tango.

Oppure vorrebbe essere lei uno dei tanti si bemolle su cui i polpastrelli di Pepe si posano.

E' una giovane donna di trentacinque anni. Una modella. Posa nuda per i giovani aspiranti scultori presso l'accademia di belle arti della città.

L'ovale del suo viso è perfetto paragonabile alla precisione della forma in una delle scultura di Costantin Brancusi. Liscio e ambrato con la linea dritta del naso che separa perfettamente in modo simmetrico un occhio dall'altro.

Il suo corpo è sodo e formoso. Non è molto alta, e questa mancanza parecchie volte l'ha imbarazzata.

Da piccola per poter guardare negli occhi qualcuno più alto di lei, si metteva sulle punte dei piedi procurandole ancora di più imbarazzo.

Indossa un vestito lungo e nero

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ehila', ora non riesco a leggere il tuo brano ma lo faro' presto, ma...che fai, ci bigi ben due volte? :-)