THERE IS ALWAYS HOPE

THERE IS ALWAYS HOPE
"Prendete una sedia e sistematevi sull'orlo del precipizio: solo allora potrà avere inizio la storia che voglio raccontarvi"
Francis Scott Fitzgerald

mercoledì 30 aprile 2008

INTERVISTA

Raul Montanari intervista Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni, autori che si sono interessati, in Kill Baby Kill, alle opere di Mario Bava

ANDATE A VEDERE SU
http://www.booksweb.tv/
e poi klikkate su Gabriele Acerbo e Roberto Pisoni.
Buona visione!

lunedì 28 aprile 2008

PER LA PAUSA PRANZO DELL'ARCHITETTO

Il tipo di ieri mi ha mandato già un SMS... "E' stato piacevole far chiacchere con te! quando le riprendiamo?"
Cosa gli rispondiamo?
la nostra Galax dice vai!

Tutto si chiarisce

Alla fine tutto si chiarisce.
Bisogna solo capire quando e come.
Ascoltare l'altro anche nel silenzio, cosa che per me è difficile ma sto cercando di imparare.
Là dove la logica fallisce, l'amore ha successo.
Là dove il linguaggio fallisce, il silenzio ha successo.
Ci sono affetti che vanno al di sopra di ogni cosa e di questo ne sono contenta.
Rimanere nel rancore non porta niente, elimina soltanto la possibilità di vedere ciò che ti sta intorno.
Un sorriso come ho sempre detto, è più di mille parole.
Noi ce lo siamo regalate.

venerdì 25 aprile 2008

SUCCEDE

Il cambiamento non è una scelta, succede, e ti ritrovi diverso...
e io con te così diversa che ci posso fare?
Lasciarti andare.
Non può essere sempre tutto un combattimento,
non ci sono squadre per cui tifare
siamo persone adulte
le parole esistono per essere pronunciate.
Un giorno poi,
Arriva il momento in cui non si è più in grado
di emettere nessun suono
preferendo così il vicolo nascosto.
Ma non è da me che ti stai nascondendo
io sono solo uno specchio su cui vuoi far riflettere la tua rabbia.
Va bene così,
ma poi quando tu tornerai io ci sarò?
La fiducia è una conquista.

giovedì 10 aprile 2008

GRAN RINCOGLIONIMENTO!

HO LA FEBBRE A 38.5 DA DUE GIORNI!
GRAN RINCOGLIONIMENTO!


salvatemi,
che qualcuno mi salvi,
e che qualcuno sfanculi anche per me,
chi di dovere!

lunedì 7 aprile 2008

Morire nei sogni

Tutta la nostra esistenza consta di tante piccole morti e rinascite riconducibili ad altrettanti "passaggi" da una fase all'altra della vita. In questi momenti particolari i sogni di morte sono più numerosi e suggestivi, tesi a mostrare quanto si deve lasciare di vecchio...

Morte indica la fine della vita, è il polo opposto alla vita che la raggiunge e l'annienta e che porta con se' la distruzione, l'arresto delle funzioni vitali, il blocco, la scomparsa, la trasformazione. Ogni corpo che muore è destinato a non esserci più, e, attraverso un'opera di cambiamento, a scomparire dalla realtà.

La morte è simbolo di ciò che finisce, di ciò che ha cessato una funzione e che quindi viene trasformato e trasportato in un'altro stato, in un'evoluzione naturale che suggerisce il fluire delle cose, ed il ricongiungimento con la madre terra. Ma morte è anche lo stato che permette il "passaggio" verso mondi sconosciuti: Inferno, Paradiso, altre possibilità, nuovi stati dell'essere, nuove incarnazioni.

L'ambivalenza del simbolo della morte è potente, e per questa ragione è sempre usata come metafora di ciò che precede la rinascita psichica, e ampiamente simbolizzata nelle cerimonie dei riti di passaggio e nelle tradizioni che ancor oggi contemplano morti rituali a preludere e propiziare un risveglio della natura o degli istinti ( si pensi ai falò del solstizio di primavera o d'estate). Per questa ragione, nella tradizione popolare, i sogni di morte hanno un significato liberatorio e si dice "allunghino la vita".

Tutta la nostra esistenza consta di tante piccole morti e rinascite riconducibili ad altrettanti "passaggi" da una fase all'altra della vita. In questi momenti particolari i sogni di morte sono più numerosi e suggestivi, tesi a mostrare quanto si deve lasciare di vecchio (quanto deve "morire) affinchè il "nuovo " possa arrivare ( affinchè la vita proceda nella sua opera di rinnovamento).

Morire nei sogni esprime quindi un significato simbolico molto profondo legato alla trasformazione, al distacco, alla necessità di cambiare. Esprime anche il timore riguardo a questo passaggio, il senso dell'ignoto e dell'oscurità di ciò che non giunge alla coscienza, la paura della solitudine e di ciò che attende nell'aldilà.

Nella accezione freudiana morte è Thanatos che si contrappone ad Eros ed è un impulso di morte che blocca e cristallizza l'impulso al piacere ed il desiderio.Questa dicotomia è stata ampiamente rifiutata e superata da Jung che individua in Thanatos essenzialmente un istinto di natura psichica e spirituale. Ciò lo porterà ad affermare che, se la prima parte della vita deve concentrarsi sull'accettazione dell'esistenza, la seconda dovrà focalizzarsi sul pensiero-accettazione della morte. Dopo Jung il dibattito filosofico e psicanalitico tenderà a centrarsi esclusivamente sul potere "creativo" e "ricostruttivo" di Thanatos -morte.

Nei sogni molto spesso la propria morte ha un significato positivo che indica la fine dell'egemonia di alcuni Se' e la necessità di trasformazione di alcune istanze psichiche che si stanno già presentando alla coscienza. Una fase di cambiamento che si sta annunciando o che si deve compiere affinchè l'individuazione possa avvenire. In ogni caso è espressione di un "sacrificio" che il sognatore deve compiere, di una rinuncia a qualche atteggiamento o a qualche situazione.

Vedere morire una persona conosciuta può indicare aspetti della relazione che si stanno evolvendo, oppure qualità della persona presenti anche nel sognatore, e che devono mutare orientamento.

Morire nei sogni può essere anche simbolo dei propri timori rispetto al cambiamento, paura che ci sia una frattura, un improvviso mutamento di rotta, che un' unione si allenti, che ci sia una separazione.

Niente rimane com'è.

Giorni di vento e di sole che va e viene.
Niente rimane com'è.
Guardo le mie mani e le vedo bianche e stanche. Iniziano ad essere segnate dal tempo e dal lavoro continuo e quotidiano a cui vengono sottoposte.
Sin da piccola le ho guardate e ammirate. Mi son sempre piacute, soprattutto perchè erano e sono uguali a quelle di mio padre. Grandi dalle dita lunghe e affusolate. Forti dalla presa solida ma nello stesso tempo molto delicate nel dare una carezza.
Pian piano quelle piccole mani son cambiate, cresciute e diventate adulte.
Hanno sempre portato due anelli. Uno nella mano sinistra e uno alla destra.
Anelli importanti quasi tutti molto grandi, dalle forme particolari.
Passaggi sulle mie dita. Amori che hanno accarezzato la mia pelle.
Esperienze che mi hanno accompagnato fin quando non ho deciso di lasciarli vivere all'interno di un particolare scrigno.
Ogni anello è stato seguito da un bracciale in argento.

E' da settimane che ho scelto di non portare più niente tranne un piccolo e prezioso gioiello regalatomi da mio padre quand'ero piccola piccola.
Un anello d'oro bianco con un piccolo brillante dalla luce blu. Una luce piccolina forte e pura.
Un simbolo che mi accompagna, l'unico che mi è rimasto insieme all'ultimo anello in argento e corniola che mi ha regalato l'ultima volta che ci siamo visti... questo proprio non lo metto. E' stato il sigillo della fine di un rapporto.
Non ricordo il momento in cui mi ha regalato luce blu, per molti anni è stato conservato e in realtà anche rifiutato.
Mi ricordo che quando me lo ha consegnato mi stava largo, girava. In quel momento diedi poco valore a quell'oggetto, era più importante il momento: ora, adesso, io e tu per poche ore.
Oggi a parte il ricordo sempre più sbiadito è l'unica cosa materiale che mi lega a lui.
Quando gurado il luccichio di questo anello è come se cercassi una risposta e nello stesso tempo conforto.
"Tu cosa faresti al posto mio?... Come mi dovrei comportare? Ma tu cosa ne pensi di me?"...
Come sarebbe stato averti ancora qua con me anche se lontani? Avremmo continuato a non capirci o ci saremmo accettati per quello che siamo e per i nostri limiti?
Chi lo sa!?

Osservo la mia mano destra, ogni tanto indosso un anello che comprai in marocco.
E' l'anello che mi ricorda V., la mia storia d'amore più lunga. Una storia lunga e bella.
L'ho tenuto per anni e anni. L'ho messo via quando abitavo a Londra inconsapevole che stava arrivando un altro treno dell'amore con un altro anello.
La sua pietra originaria era verde (il mio colore preferito). Un giorno questa pietra scelse di abbandonarmi probabilmente per essere trovata da qualcun altro che l'amasse come me.
Il suo posto è stato preso dalla pietra lavica. V. ha fatto montare sul mio anello orfano la pietra lavica.
Le nostre origini, la nostra luce rossa. Il fuoco.

Mi sento nuda. Guardo il mio polso sinistro è lo vedo vuoto ma forse in realtà libero.
Il bracciale regalatomi da M. l'ho messo via.
Il mio sentimento,qualunque esso sia è ancora troppo forte per dare solo il valore di un oggetto bello a questo bracciale. E' strano non vederlo più al polso, non sentirne il suo peso e vederne i suoi ricami.
Probabilmente mi potrò definitivamente sentire libera.


(Il bracciale è l'ornamento del braccio e, se ha la funzione di mettere in risalto e sottolineare bellezza e potere personali, è simbolo, quando donato, di un legame avvolgente, di un potere sull'altro, di una conquista, di una unione che non vuole interrompersi. Nella circolarità del bracciale è contenuto il senso dell'evoluzione, della continuità, dell'eternità).