THERE IS ALWAYS HOPE

THERE IS ALWAYS HOPE
"Prendete una sedia e sistematevi sull'orlo del precipizio: solo allora potrà avere inizio la storia che voglio raccontarvi"
Francis Scott Fitzgerald

lunedì 29 ottobre 2007

PENSIERI LONDINESI


PENSIERI LONDINESI
Video inviato da ballarella
- Vieni a vivere con me!
- NO.
- Perchè no?
- Perchè voglio riflettere, non corriamo, per il momento non me la sento.
- Cosa vuoi dire?
- Voglio dire che non me la sento... tutto qua.
- Si è rotto qualcosa tra di noi, cosa succede?
- Non si è rotto niente,ho solo voglia di stare con la gente, con te e la gente.
- Non ti credo più, non mi fido più. Io me ne vado.
- Perchè mi lasci sempre sola?
- Perchè c'è qualcosa che non va, tu mi fai male.
- Perchè non mi credi?
- Perchè tu non mi baci più.
- Io ti bacio con gli occhi, con le mani, con il corpo, ma tu non te ne accorgi neanche. Sei troppo occupato a pensare che qualcosa tra di noi si è rotto.
E' la pura che uccide i sentimenti. Le parole dell'amore sono la più grande trappola dell'anima.

Londra febbraio 2005

11/17/2007 11:00 PM - PAROV STELAR (Etage Noir Rec. - A) + MOTHER INC. @ TUNNEL

17 NOVEMBRE h 11:00 PM -


PAROV STELAR (Etage Noir Rec. - A) + MOTHER INC. @ TUNNEL
Via Sammartini, 30, Milano, Milano, - 10 Euro

ECLECTIC SESSIONS @ TUNNEL. Ospite questa sera Parov Stelar, l’uomo che si è inventato un suo stile attingendo a piene mani da campioni anni ’20 rivisitati in chiave house. E’ diventato fin da subito un punto di riferimento per la scena nu club jazz mondiale. Per la prima volta a Milano...

Parov Stelar, alias di Marcus Fuereder, dj/producer è diventato ormai uno degli artisti più rispettati Della grande scena della nuova musica austriaca nata con Kruder&Dorfmeister. La sua personale etichetta discografica è la Etage Noir e la sua caratteristica è la fusione dei groove house e breakbeat con la libertà stilistica del jazz. Dopo aver prodotto un manipolo di 12”, ha realizzato due album: Rough Cuts ed il più recente Seven & Storm particolarmente apprezzati da critica e pubblico.

domenica 28 ottobre 2007

GIRA

Una delle immagini che spesso mi viene in mente...
una persona al centro di un vortice... forse io. Tutto quello che la circonda ruota velocemente.
Gira,gira, gira, gira e lei è immobile.
Il suo occhio percepisce solo colori e forme a volte nitide e a volte impastate come gli ingredienti di un dolce. Lei non sente rumori.
I rumori e i suoni sono fuori. Lei è nel totale silenzio, osserva.
Aspetta chiarimenti o forse degli schiarimenti.

mercoledì 24 ottobre 2007

QUANDO TORNI DA BOSTON?

ARCHITETTO QUANDO TORNI DA BOSTON?

lunedì 22 ottobre 2007

ESCISSIONE racconto di KAIZENWARE

Escissione: [vc. dotta, lat. excisione(m), da excisus ‘escisso’: 1834] s.f. - (med.) Asportazione di una parte limitata di un tessuto o di un organo.

No, ferma un attimo.
C’è qualcosa che non torna.
Non doveva andare così.
Tutto questo tempo insieme a scambiare parole, gesti, emozioni, respiri, liquidi corporali, pensieri, opinioni, foto, ricordi, pareri, si anche io, no tu no, litigi, canzoni, progetti, cene, carezze…e adesso?
No, si, cioè, hai ragione, tutto deve finire. Anche la vita lo fa. Vero. Incontestabile. Sacrosanto. Pure un po’ scontato a dire il vero. Ma tant’è.
Lezioni? Imparare? Scusa?
Di che lezioni stai parlando? Di che cazzo di lezioni stai parlando?
Ah, dici di prendere il tutto come un passaggio, come una fase, come una crescita.
Gia’. Si. Certo. Come no.
L’evoluzione della specie.
E’ che è un po’ tardi per crescere, non trovi?
Voglio dire, quello che dovevo impare, le fottuttissime lezioni che dovevo apprendere, credo di averle già metabolizzate, non ti pare? Non sono un bambino.
Vuoi vedere dove sono le lezioni?
Ecco guarda prendi questo coltello. Vedi il pomo d’Adamo? Bene, piantamelo lì e scendi giù fino all’ombelico. Si, lo so, non è molto affilato, ma in fondo la carne umana non è poi tanto dura, si strapperà un po’, pazienza. Subito sotto il muscolo sternocleidomastoideo c’è l’osso piatto dello sterno. Lì ti servirà qualcosa di più duro. Un pestacarne. Un sanpietrino. Vedi tu. Rotto? Bene, bene adesso stacca la cartilagine delle costole. Questo è facile, dai, un po’ di leva e si staccano. Crac crac. Ora seguimi: mano destra di qua, sinistra di là e tira forte forte forte. Dovresti sentire lo stesso rumore di quando stacchi le cosce dai polli. Ci sei? Vedi bene lì dentro? Come dici? Il sangue ti ostruisce la vista? Oh che sarà mai, prendi un mestolo e buttalo fuori. Tanto non servirà più.
Ok, quelle due masse mollicce sono i polmoni, sotto quello di destra, un po’ più piccolo, c’è quella cosa chiamata cuore.
Riconosciuto? Si, lo so, è una cosa nuova per te, ma guarda non è difficile, è quella cosa che si muove ritmicamente.
Tum tum. Tum tum. Tum tum. Tum tum.


E che in certi momenti accelerava perché c’eri tu. Solo perchè eri fisicamente di fianco a me.
Ma non importa, non voglio fartela pesare, tranquilla. E non perdiamo tempo in futili e puerili tentativi di recupero.
Appoggia il coltello in alto, e scendi giù, staccane via un bel pezzo. Fai più o meno metà. Che dici? E’ tre quarti, lascio? Lascia lascia… è difficile quantificare esattamente, sai. Non è che l’amore sia matematica.
Hai tagliato? Bene, bene. Se fa male? Si, un po’, ma non è nulla rispetto al tenermi quel pezzo di te ancora qui dentro. Il piombo è un metallo pesante.
Infila bene le due mani, raccogli quel pezzo e portalo via. E’ tuo.
Mi raccomando chiudi bene la porta prima di uscire.

Per i punti, qui, ci penso io.


BEN ARRIVATA VIOLA!

Questa mattina una bimbetta è finalmente arrivata.
Si chiama Viola.
E' la figlia dei miei due più cari amici Leonardo e Maria.
...Io sono la zia che emozione!
Ben arrivata piccolo fiore .
IL VIOLA è conosciuto come il colore dello spirito e, in effetti, agisce sull'inconscio dando forza spirituale ed ispirazione. Questo colore rappresenta il valore medio tra terra e cielo, tra passione ed intelligenza, tra amore e saggezza. È il colore che la maggior parte delle persone rifiuta.[citazione necessaria]
La persona violetta è una persona sensibile, che si sente diversa dalla massa. È il colore della volontà di essere diversi, della metamorfosi, della transizione, ma anche della fascinazione erotica. Questo colore esprime un' energia pura, atavica: è una forza legata alla vitalità del rosso e all'intimo accoglimento dell'azzurro. È una colorazione insieme di attesa e di precognizione (non casualmente viene utilizzato nella liturgia Cristiana durante il periodo dell'Avvento e della Quaresima), eleva la coscienza umana fino al raggiungimento della pura luce bianca. È anche associato alla preghiera ed agli stati alterati di coscienza.
Il colore viola è uno dei colori che emerge frequentemente nei disegni dei bambini. Rappresenta l’urgenza di esprimersi: il suo apparire frequente è in relazione a quella situazione ambientale che non consente al bambino di muoversi liberamente in tutti i settori per le regole o le norme di comportamento che gli vengono imposte. Tale situazione conflittuale insorge sia in famiglia che nella scuola e può investire nel bambino:
la sfera del linguaggio; la sfera del comportamento; la sfera della libera espressione.

venerdì 19 ottobre 2007

IO NON LO CONOSCO BENE


IO NON LO CONOSCO BENE anzi...
Lo conosco da soli tre martedì. E' Andrea.
Lo incontro al nostro corso di scrittura.
Pochi scambi, qualche volta seduti vicini ad ascoltare la vulcanica e giocosa Chicca.
Conosco solo le sue parole scritte.
I suoi racconti mi fanno ridere, altri piangere e altri attaccano il mio stomaco come una mano che vuole strappare un foglio e ridurlo a pezzi.
andate a leggerlo...
http://www.detogni.com

.... detto anche KaizenWare




http://caliyuga.splinder.com

giovedì 18 ottobre 2007

MIA NONNA

La mia nonnina ieri pomeriggio è stata operata.
Un'attesa interminabile, cinque ore infinite
dove i pensieri correvano scatenati.
come andrà a finire?...
Oggi, tanto il suo dolore postoperatorio,
è stata sedata con morfina.
C'era e non c'era.
E' una donna forte e coraggiosa.
Ora anche lei, come mio nonno in primavera,
è piena di tubi, ossigeno, flebo e altro.
Ogni qual volta che questa immagine
si presenta davanti ai miei occhi,
piccoli brividi di freddo mi invadono
provocandomi scosse che bruciano la pelle.
Mia nonna è viva.
Ha tolto finalmente ciò che l'ha fatta invecchiare di colpo.
Qui a Milano le hanno tolto quella massa sanguinolenta
che a Catania nessuno aveva visto.
Questa è la cosa più grottesca.
Nessuno dei medici di ospedali PUBBLICI e cliniche PRIVATE
si è accorto che mia nonna avesse un tumore.
Le hanno fatto esami e analisi di tutti i tipi.
Nessuno di questi asini sbruffoni in camice bianco
ha saputo leggere correttamente i risultati.
Per mesi ha avuto febbre quasi a quaranta,
grottescamente hanno ipotizzato MALARIA.
Ha avuto l'emoglobina a sette quando i parametri giusti vanno da 12.0 a 16.0..
il suo era a 7 appunto.
Risposta lei ha una forte anemia,
inseguito abbiamo scoperto che lei era da trasfusioni...
Questi sono solo alcuni "piccoli"esempi vissuti sulla pelle di mia nonna (ricoverata 20 gg anche in Agosto)
di quello che è la malasanità in meridione.
In questo caso in Sicilia di preciso a Catania.
Ora aspetto solo che si riprenda e che finalmente possa uscire da questo benedetto ospedale da dove è chiusa da quasi due mesi.
Dopo ci sarà il terzo round: la chemioterapia.
Intanto lei, ancora una volta mi ha dimostrato
come si "combatte" per vivere senza arrendersi mai.



Technorati Profile

lunedì 15 ottobre 2007

VIOLA e SKILOS

Il silenzio fasullo del bosco veniva interrotto dall'abbaiare continuo del suo cane. Skilos. Come spesso capitava di domenica, aveva deciso di regalarsi un pomeriggio di camminata nel bosco. Un regalo che non era solo per lei ma anche per il suo cane. Un regalocome segno di riconoscimento. Un dono che premiava la lunga amicizia tra i due. Le riempiva il cuore vederlo correre alla ricerca di odori lungo soffici tappeti gialli e rossi, così come sorrideva quando con la coda dell'occhio, vedeva nascosto il muso sale e pepe del suo meticcio sotto voluminosi strati di foglie rumorose. Il rumore veniva provocato dallo scodinzolio del cane. In quella posizione Skilos, convinto di non essere visto era pronto per lanciarsi in un agguato giocoso verso la sua padrona. La passeggiata nel bosco era un gioco. Era dedicare del tempo a se stessi. Voleva dire ritrovarsi dopo una lunga settimana metropolitana. Quel pomeriggio però erano usciti più tardi rispetto al loro solito orario. Un orario che le permetteva di stare in giro almeno due ore fino al tramontare del sole e che le consentiva poi di ripartire per la città senza il rischio di ritrovarsi bloccata in interminabili code sulla strada del ritorno. Come sempre Viola e Skilos si inoltrarono lungo il solito sentiero. Un percorso dal profumo umido di muschio e funghi, innumerevoli castagni e giganti querce circondate da tanti piccoli ciclamini e grosse felci. Lei quel bosco lo conosceva bene. In quel bosco aveva passato la sua infanzia, era andata alla ricerca di serpentelli con gli amici di allora, aveva raccolto violette e ciclamini insieme alla madre, cercato castagne con gli anziani del paese e fatto innumerevoli passeggiate con il suo ultimo fidanzato. L'uomo di cui lei era innamorata. L'uomo che l'aveva lasciata. Era da due ore che camminava, da due ore che pensava e rimuginava. Piano piano sentiva crescere dentro di se un irrequietezza immotivata. Ricordando tutte le sensazioni che quel posto racchiudeva, di colpo si fermò. Di impsovviso si rese conto che già da tempo aveva abbandonato la strada da lei conosciuta. In quel momento stava percorrendo un sentiero nuovo che si snodava lungo un'altra zona del bosco che come un abbraccio cingeva il monte Ilice. Era già calato il crepuscolo e Ora quel bosco le sembrava solitario e diverso. Lei per la prima volta si sentiva estranea in quell'area e non capiva se in verità si fosse persa o voleva perdersi. Più avanti a circa 20metri più in la rispetto a lei Skilos abbaiava nervosamente. Lei lo chiamò ma lui non le diede neanche uno sguardo,continuava ad abbaiare. Tutto in lei si fermò, sentiva solo il cuore improvvisamente battere forte. Di colpo la sua mente le fece una domanda :” Hai paura?” No!Non aveva paura, ma Voleva piangere, voleva sedersi a Terra e piangere. Aveva perso il controllo voleva tornare a casa e non capiva più come arrivarci e dove lei fosse. Si guardò intorno, cercò di aprire gli occhi il più possibile per trovare in quella penombra dei punti di riferimento nella vallata. Skilos continuava ad abbaiare e lei si diresse verso di lui. Fu lì che la incontrò, chinata con la mano destra tesa verso il suo cane. Era una signora di età indefinibile, poteva avere 30 come 60 anni, ed era vestita in maniera assolutamente anonima. Le si avvicinò con aria del tutto naturale e con la naturalezza che mostra il padrone di casa con un gradito ospite, le rivolse la parola. Si presentò: disse di chiamarsi Silvana, sottolineando che il suo nome aveva la stessa radice latina che significa "Bosco, selva", come il bosco che le stava facendo incontrare. La ragazza notò che la donna aveva un piccolo mazzo di fiori. Anche Viola si presentò e mentre le chiedeva come far a tornare sul sentiero del ritorno, Silvana non curante della domanda riprese a raccogliere un fiore da terra, poi un po più in la un ramo da un albero, e poi un altro fiore allontanandosi piano piano da Viola che rimase ferma ad osservarla. Non sapeva cosa fare, il cane si era calmato e sembrava quasi incitare la sua padrona a seguire la donna con il mazzo di fiori. Ormai si era fatto buio. Camminarono senza mai rivolgersi la parola. Silvana avanti e Viola e Skilos dietro. La ragazza sentiva uno strano dolore nella pancia desiderava essere a casa, desiderava non essere mai uscita. Si chiedeva perché mai stava vivendo quella sensazione di perdizione e spaesamento. Si fermò, le lacrime con violenza iniziarono ad uscire. Silvana non si voltò, Il mazzo le scivolò dalle mani e cadde a terra. Tesa, ferma, pareva avere raccolto su di sé tutto il dolore dei pensieri di Viola. Le chiese perché piangeva e si disperava. D'impulso le parole uscivano in autonomia. Rispose che non era felice da tanto tempo, anche se non le mancava niente. Dopo un breve silenzio la donna del bosco si girò e le disse che aveva perso la felicità,
perchè le era stato negato il dono della libertà.
Nella mente di Viola ora c'era solo confusione, caos.
Perchè quella donna che non conosceva le diceva tutto ciò,
chi era?cosa voleva? come si permetteva?

Si guardarono, Viola sentiva lo sguardo di Silvana penetrare il suo. Si sentiva a disagio, ma stava lì ferma, immobile. Inaspettatamente la donna dall'età indefinibile raccolse i suoi fiori da terra, sorrise quasi come per salutare e scappò via lungo il sentiero davanti a loro. Tutto fu così rapido che Viola e il suo cane la inseguirono ma l'Abitatrice delle Selve era scomparsa.

Skilos riprese ad abbaiare, erano all'inizio della strada che porta al paese.



domenica 14 ottobre 2007

liberiamo la testa




liberiamo la testa E' ora di pranzo sono stata fuori con Mirtilla il solito giro del quartiere siamo state a vedere se entra luce nella “nuova” casa. Mi piace questa settimana l'ho vista quattro volte devo solo decidere al diavolo lui e i nostri progetti forse più miei che suoi io vado avanti sono libera il progetto di crescita riinizia non ho paura di affrontare ennesimi cambiamenti di riiniziare da capo da sola io e Mirtilla cambio veduta panorama abbandono i binari per prenderne altri la nonna è ancora in ospedale attende di essere operata manca pochissimo è strano in questi giorni ho realizzato che è qui da un mese prima volta da adulta la vivo quotidianamente a milano ma in ospedale vado da lei e non mi rendo proprio conto che il tempo passa le ore passano e noi parliamo le racconto della casa le ho fatto vedere le piante dell'appartamento sulla carta piace anche a lei Ho fame fumo una sigaretta fuori è tornato il sole questa notte non riuscivo a dormire ho fatto delle foto soggetto io con cappello belle ho giocato

mercoledì 10 ottobre 2007


"La vita può essere capita solo all'indietro, ma va vissuta in avanti."

(S. Kierkegaard)

martedì 9 ottobre 2007

XL-60

Lo guardo, è appeso alla libreria della mia stanza. E' li insieme al suo simile comprato a Londra. Come mia abitudine inconscia, ne acquisto uno in ogni città che segna in me un cambiamento. E' posizionato in alto, su uno degli spigoli del montante di destra della libreria.

Lo osservo e ripenso al momento in cui ho deciso che volevo un cappello nuovo.

Eravamo in tre, seduti sui gradini di una delle mille fontane di Roma. Bevevamo una birra, osservavamo i passanti, si parlava di gay senza ricordarmi il perché e programmavamo i nostri spostamenti per la notte bianca. Nel bel mezzo di tutte queste chiacchiere io ho detto: voglio un cappello! Voglio un cappello per la mia seconda volta a Roma”.

Sia Ivan che Paolo mi guardarono. Nessuno dei due era stupito né altro.

Dagli sguardi, capì solo che la cosa intrigava anche loro.

Ivan risponde:” ok lo cerchiamo”.

Abbiamo girato per negozi di vicoli e vicoletti e nel frattempo io, entravo nel vivo della città. Al terzo tentativo l'abbiamo trovato. Ivan che già possedeva la sua coppola, ne ha provati altri, Paolo ha trovato il suo e io il mio cappello cilindro. L'ho indossato , mi son guardata e subito è stato feeling. E' bastato poco e la mia immagine era cambiata, da sotto la tesa larga il mio sguardo era cambiato. Un accessorio così impegnativo mi dava allegria facendomi sentire diversa, capace di osare. Un cappello stile 800 abbinato a due occhi verdi curiosi, a dei jeans, a una canottiera e a dei sandali.

E' il mio cappello cilindro. E' nero, di feltro con una tesa larga e una fascia opaca.

Guardandolo bene la sua linea è deformata, con la parte centrale più stretta rispetto alle estremità. Non c'è nessuna stoffa, seta o raso che lo ricopra all'interno. E' tutto di feltro e proprio all'interno c'è solo una piccola etichetta nera che riporta la scritta con caratteri color oro XL-60. L'ho indossato solo quel giorno, per tutto il giorno senza mai toglierlo.

Una giornata calda di metà settembre.

Ora è posizionato in alto, su uno degli spigoli del montante di destra della libreria Ivar Ikea.

C'è un tempo per tutto o forse tutto ha un tempo.



lunedì 8 ottobre 2007

UN FILM


"Un film è un campo di battaglia:
amore, odio, morte.
In una parola: emozione"
SAMUEL FULLER




domenica 7 ottobre 2007

TE LA TI RI

www.peneevagina.it

SCRITTURA SELVAGGIA

c'è il sole sono stata fuori con il cane la febbre non c'è quasi più ma mi sento uno straccio giovedì sono finita in ospedale svenuta formicolio alle mani piedi bocca viaggio in autoambulanza viaggio onirico voglio lui voglio lei dov'è il mio cane? con chi rimane piango tutto ovattato io non avevo la forza per stare in piedi sveglia tutto girava vomito urla pronto soccorso tu non mi porti via i miei figli io ti denuncio sei la 15° ma arrivano casi più urgenti sangue follia voglio andare a casa ti prego portami a casa mamma sto male ho paura cosa succede a lavoro cosa dico è un bastardo paolo la nonna come sta? è in ospedale viene operata prossima settimana carver i racconti cattedrale telefonate parlo margherita marigrazia maria valerio laura silvia alessandro tutti mi chiedono ivan mi chiama da Roma viaggio forse si forse no devo finire di scrivere il mio oggetto corso di scritturacreativa sto a casa oggi domani martedì ballare scrivere .... voglio farmi i cazzi miei.

mercoledì 3 ottobre 2007

TANTI BACI SENZA UN PERCHè

Tanti baci senza un perchè
di Stefania Rossini

Studenti a scuola. Amici nei bar. Politici a congresso. Tutti con tutti. Il gesto dilaga sempre più. Come fermarlo?
Nicolas Sarkozy e Angela MerkelLa foto di Nicolas
Sarkozy che porge la guancia al bacio di Angela Merkel, palesemente rapita dal piglio maschio
del francese, racconta più di un idillio politico, peraltro pericolante. Sembra il manifesto di una tendenza allo sbaciucchio che non travolge soltanto politici in cerca di intese, ma si diffonde a macchia d'olio negli usi e costumi di noi tutti.Fateci caso. Basta passare davanti a un liceo di mattina, al momento dell'ingresso: ragazze e ragazzi, che non si vedono da meno di 24 ore, sono lì a baciarsi in una serie di saluti incrociati per classi di età e gruppetti di appartenenza. Basta trovarsi a cena in casa di amici e conversare senza impegno con ospiti sconosciuti: di lì a poco vi baceranno, e voi li bacerete, chiedendovi quasi sempre perché lo fate. Ma lo fate. Basta partecipare a una qualsiasi manifestazione pubblica e l'oratore, o leader o autore di libro che sia, non avrà avuto successo se in conclusione non sarà baciato dai presenti allineati in fila indiana. Basta persino incontrare un conoscente per strada, scambiare due notizie sul tempo, e sembrerà a entrambi impossibile lasciarsi senza il bacio di commiato. Non si sfugge più alla guancia umidiccia, al colpetto sulla spalla, al buffetto di intesa. Tranne pochi scontrosi resistenti, gli italiani oggi si baciano affratellandosi senza affetto in questo moderno, e ormai ovvio, cerimoniale. Ultimamente Pietro Citati notava come il dilagare del 'tu' indifferenziato, confidenza che pretende di esprimere l'epoca dell'amicizia universale, riveli in realtà la fine di ogni rapporto personale. Se è così per il 'tu', che ha sostituito quel cauto 'lei' capace di misurare distanza e diversità, figuriamoci per il bacio. Nato nella notte dei tempi nel segno di una carnale intimità (pare che le nostre antenate praticassero lo svezzamento bocca a bocca, come gli uccelli) era rimasto patrimonio dell'eros e dell'arcaica soddisfazione orale. Ora rivive sotto il segno del rito sociale tra semiestranei, quasi a negare il profondo disinteresse reciproco.
Quando, nel 1979, il leader sovietico
Leonid Breznev unì ad occhi chiusi le proprie labbra a quelle del premier della Germania orientale Erich Honecker, la foto fece il giro del mondo e segnò l'inizio di un epoca. Poco interessava che il bacio sulle guance e sulla bocca fosse una tradizione dell'Est europeo: quei due uomini, veri e duri per statuto ideologico, che si baciavano con ambiguità, dettero il segnale di uno smottamento simbolico. Non sarà un caso se a partire da allora nel mondo politico di ogni colore ci si bacia e ribacia come se si stesse sempre a una festa di matrimonio. La tentazione del riserbo non assale, per esempio, Walter Veltroni e Francesco Rutelli che ci fanno sopra pure le moine. Quando un anno fa visitarono insieme la Domus Aurea fermandosi davanti al 'mosaico della vendemmia'( uomini nudi a grandezza naturale che pigiano l'uva) sussurrarono ai giornalisti: "Ci siamo baciati, ma non ditelo alle nostre mogli". Niente di male, tutto fa audience politica, ma ce lo vedete Togliatti che sbaciucchia De Gasperi o Moro che si strofina a Berlinguer? Neanche i passaggi di consegne istituzionali sono ormai esenti dal bacio obbligato. Valgano per tutti Casini che non lascia la Camera prima del dovuto guancia a guancia con Bertinotti o Napolitano che al giuramento del governo Prodi bacia, chissà perché, solo Emma Bonino.Negli eventi e nelle feste della politica, come nelle campagne elettorali, lo sbaciucchio ha comunque stravinto sui vecchi gesti virili di saluto, pugno chiuso compreso. "Dammi un bacio segretario" hanno gridato in molti a Fassino con gli occhi lucidi, il giorno del suo addio, a chiusura dell'ultima Festa dell'Unità. E si sono messi in fila ad aspettare il turno, prima i dirigenti, poi se c'è tempo un bacio a tutti. Alle donne pubbliche, che sommano la presunta baciabilità femminile alla notorietà, va persino peggio. Quando sembrava che toccasse a lei l'investitura da leader dei democratici, Anna Finocchiaro fu travolta al congresso di Firenze dal bacio di massa di militanti femmine a cui si apriva finalmente il pertugio del potere (come si è visto, subito richiuso d'ufficio). Rosy Bindi, che si è presa da sola l'investitura da candidata, ha invece affinato in campagna elettorale una tecnica di salvataggio: se riesce a schivare l'assalto del primo bacio, il secondo non osa, ed è fatta.
Ma sul bacio politico Berlusconi ha fatto scuola durevole, mostrando come si dimostrino mediaticamente utili le affettuosità sia con gli amici premier, da Putin a Bush, sia con i sodali italiani. Lo batte in quantità soltanto Salvatore Cuffaro, presidente della regione Sicilia, non a caso detto vasa vasa. Cuffaro bacia tutti, centinaia di baci a centinaia di estranei, ogni giorno, da una vita. E lo teorizza pure. Nel libro 'Il coraggio della politica' scrive: "Il bacio è simbolo di una capacità di umanizzare la politica che non si lascia assorbire da nessun formalismo e dalla differenza dei suoli sociali". Un'arma elettorale insomma, ma anche un modo sicuro per neutralizzare l'infortunio, se tra migliaia di baci ce ne scappasse uno sospetto (Andreotti docet). Altro caposcuola e responsabile del bacio a tutti i costi è Roberto Benigni, ma i suoi sono colpi di teatro a scapito dell'inerme di turno: spiazzano invece di compiacere e sono difficili da imitare. Il bacio socialmente vincente è quello dell'incontro fugace di guance, solo raramente reso più intenso dal sonoro o dall'umido. È la trasposizione corporale dei tvb (ti voglio bene) dei messaggini telefonici degli adolescenti, ormai chiusura obbligata di comunicazioni anche tra molti adulti. È il contrario del rapporto, dicono gli psicologi: il contatto virtuale al posto dell'incontro reale. C'è una sola categoria ancora indenne dal trionfante e asettico saluto. È quella degli irriducibili del baciamano, come Francesco Cossiga, Luca di Montezemolo, Maurizio Gasparri o Tony Renis. Forse conviene imitarli, cercando magari di non incorrere nell'infortunio di Rocco Bottiglione che a forza di baciare mani di madame e madamine nella sua intensa (e sfortunata) campagna a candidato sindaco di Torino, pare abbia baciato con trasporto anche la mano tesa di un transessuale. Per tutti gli altri c'è un'unica via d'uscita. Quando è in arrivo l'interlocutore col bacio già dipinto sulle labbra, bisognerebbe stendere il braccio rigido e ingiuntivo imponendo la vecchia stretta di mano. Ma si passerebbe per inibiti, per fobici, per asociali. Cioè per persone normali.

lunedì 1 ottobre 2007

TIC TAC

c'è un tempo per le treccine e un tempo per i capelli corti...
tic... tac...
c'è un tempo per la paletta ed il secchiello e un tempo per lo smalto sulle unghie...
tic... tac...
c'è un tempo per gli aquiloni colorati e un tempo per le auto di lusso...
tic... tac...
c'è un tempo per il batticuore e un tempo per la pace...
tic... tac...
c'è un tempo per il dolore e un tempo per la sua accettazione...
tic... tac...
c'è un tempo per le passioni selvagge e un tempo per la serenità...
tic... tac...
c'è un tempo per annoiarsi e un tempo per divertirsi
tic..tac...
c'è un tempo per gli amici e un tempo per te...
tic... tac...
c'è un tempo per le urla e un tempo per le frasi sussurrate...
tic... tac...
c'è un tempo per i sogni e un tempo per riporli in un cassetto...
tic... tac...
c'è un tempo per tutto o forse tutto ha un tempo...
tic...tac...

LA MACCHINA DEI SOGNI

Per festeggiare i suoi dieci anni di vita e il nuovo anno accademico LA MACCHINA DEI SOGNI ti invita nella nuova sede... al cubo!
Lunedì 1 Ottobre 2007a partire dalle 19.30 fino alle 24.00
c/o BOOKSHOP CAFFETTERIA DEGLI ATELLANI
Via della Moscova, 28 - Milano(Mediateca di Santa Teresa)
MANGIARE, BERE, UOMINI E DONNE:buffet, bar, proiezioni e tanti amici per festeggiare... nuove connessioni!
Durante la serata si esibira' il FRANCESCA CARATOZZOLO IN TRIO che proporra' un repertorio di jazz classico, swing e colonne sonore.
Presenteremo le nostre ultime pubblicazioni non che' l'imprescindibile corso dell'anno:
the next GENEREtion <http://www.macchinadeisogni.org/corsi/genere.htm>
L'invito non e' personale ed e' cedibile: PIU' SIAMO E PIU' CI SI DIVERTE!

MACCHINA DEI SOGNIMediateca - Bookshop e Caffetteria Degli Atellani - Via della Moscova 28 - MilanoMetropolitanza: MM2 Moscova - MM3 Turati - Linee urbane: 3, 4, 12, 14, 41, 43, 51, 61, 94Tel. 02-8357215 - E-mail:info@macchinadeisogni.org
Sito:www.macchinadeisogni.org <http://www.macchinadeisogni.org/>